23.39; ultima (forse) notte in ospedale
Giorni forti per necessaria prepotenza.
Fuori il deserto.
Fuori lontano.
Fuori;
come immagini piatte
sulla calda lingua della pellicola.
Sono sembrati anni; il teatro del tempo…
Ho conosciuto l’umanità
l’affetto della fragilità
il sapore invecchiato
del qui ed ora.
Nell’ultima notte dei miserabili,
le Clair de Lune si agita
dietro al velo saettante
del proiettore.
Un pensiero.
Un istante.
E’ bellissimo.
ho pianto lacrime
piene di gioia
P.S. Avrei voluto pubblicare questa poesia molto tempo fa, ma poi ho preferito farla riposare ancora un po'. La poesia viene scritta in quella che effettivamente si rivela essere la mia ultima notte in ospedale. Nulla di grave! Un mesetto fa ho fatto un piccolo intervento che però, causa qualche complicanza, mi ha fatto l'inatteso regalo di una settimana intera di soggiorno, al posto della one night stay a cui mi ero psicologicamente preparata...