Puoi stare qui; adagiato sul mio ventre, fin che il mesto giorno non sopraggiunge...
restare al sicuro,
tra le mie gambe, tra le mie mani, tra le mie carezze di culla,
sotto gli occhi sereni
della mia veglia.
Puoi sognare sulla mia pelle liscia, sul mio tiepido corpo;
mentre ti stringo con delicatezza,
non permetterò a nulla di sfiorarti all’infuori del mio blando respiro;
non ai suoni strani della notte,
né alle sue bestie affamate,
né ai guai pietosi di questo mondo pressante.
Tra le mie braccia sei salvo, sei indifeso, sei piccino, puoi essere stanco...
il giorno che ti obbliga a colorarti della corazza della roccia,
della durezza del marmo,
della forza dell’oceano,
ora dorme ed è cieco
e tu,
mio caro,
puoi lasciarti andare:
cadere in morbide lenzuola, fresche, profumate,
stese su di un giaciglio sereno;
puoi restare qui:
i tuoi capelli tra le mie dita,
i tuoi affanni sulle mie labbra,
la tua stanchezza sul mio corpo.
Mi farò io carico di ciò che ti pesa, ora,
ora che sei al sicuro, adagiato
sulla mia anima, ghermito
dai miei arti amanti.
Fin quando le ombre nasconderanno la dolcezza
con la quale ti ammiro sognare,
il tuo tacito sonno rimarrà intatto ed immoto.
E prometto che il giorno non verrà prima d’allora.