Ah… cammino per la stanza e mi accendo una Camel.
Fa schifo questo amaro ma mi gusta la morbidezza della canna porosa tra le labbra.
Cammino e mordo il filtro senza addentarlo. Non lo rompo. Non lo rovino. Semmai lo sciupo. Colpa del rossetto. È tutto sbavato, tanto. Come il nero dei miei occhi. Ti guardo a sedere su quella poltrona che sembro disgustata. La Camel mi pende da un lembo di carne rosso fragola. Non capisco nemmeno più se è sangue o lampone. Mi giro la cicca con un colpo di lingua. Ancora mi fissi. Che vuoi? Che guardi? Guardi il mio viso? Guardalo bene. Non sono di nessuno. Posso farti credere di essere tua. Ma non lo sono. Non faccio promesse a nessuno. Mai. Ma faccio pompini che è una favola. O almeno così mi dicono. Sbuffo fumo dalle narici. Ingoio il resto dalla bocca. Smetto di camminare. Vorresti amarmi… lo so. È inutile. Sono una bastarda. Non lo vedi? Non lo vedi dal modo in cui ti squarto con gli occhi, occhi sciupati, fissi e saldi? Sono sporchi. E tu… tu sembri pulito. Inutile… sbuffo e ciuccio la cicca. È già finita… non me ne frega un cazzo. Ne accendo un’altra. La vita è mia. Ci faccio quello che voglio. Mi porto in basso una mano ai Jeans. Il pacchetto non c’è. Piego le sopracciglia. Mi carezzo il corpo a risalire. Ti vedo deglutire. Siete tutti uguali… bastano due toccatine nel verso giusto e pensate già di poter cambiare una merda in una fata. Beh, Principe Azzurro… lascia che mi avvicini… fatti dire una cosa. Questi bei ricciolini qua sparsi su questa fronte mi sa che ti coprono un po’ quei tuoi begli occhioni grandi. Soffiamoli un po’ di lato, che dici? E già che ci siamo buttiamo fuori anche un po’ di fumo che ho la bocca che sembra una cazzo di fumeria cinese. Ecco… così andiamo meglio! Guarda bene la gola di questa conca in cui le mie dita stritolano questo mozzicone consunto e poi inchiodati lo sguardo a questa faccia infame. Ti conviene lasciar perdere. Dà retta a me. Scuotere la testa mi sembra inutile se mi guardi così, come fossi cieco. Poveraccio… con questo dito che abbandona la cicca morta e scivola dalla fronte lungo la cresta del tuo bel nasino, mi fa quasi piacere arrivare a poggiarti il pollice su queste labbra calde e soffici. Per Dio! Io mi ci intrattengo al cinema con un lembo di dolcezza così tenero! Ma non me lo merito. E tu non ti meriti questa roba. Queste braccia un po’ troppo brute, questa schiena curvata da anni e anni e anni di porcherie in quel modo malizioso. Guarda. Senti. Te lo spiego sulle labbra dato che non ti vedo intento a capire. Assaporami bene. Tabacco e amarezza; tanti uomini e nessun amor proprio… c’è troppo orgoglio e troppa poca autostima pressati su quella fragilità che vorresti cullare in me. È per questo che adesso che mi prendi le guance tra le tue mani giovani e buone, ti do una spinta con la mano e ti butto contro lo schienale. Di nuovo il disgusto sul mio viso; camuffa una tristezza ed un sentimento che non ti vorrò mai in alcun modo mostrare. Mi guardi interdetto, tutto emozionato lungo le gambe e sulla punta delle dita. Rimango immobile qualche secondo e ti guardo storto e basta. Di colpo mi strappo di dosso questa camicia e con quelle mani che prima ti toccavano mi carezzo di nuovo in un gesto sinuoso e raggiungo finalmente il pacco di Camel che ho ficcato nel reggiseno. Subito mi ero scordata che non era più nei Jeans. Non era lì perché un barbone mi ha menata due ore fa perché voleva fottermelo. Vedi? Ho imparato la mia lezione io. Com’è che tu invece siedi lì e ancora non hai capito un cazzo. Ciuccio la sigaretta vergine come un Lecca Lecca e più ti guardo lì fermo meno mi sembri un imbecille che non ha idea di cosa sta facendo. Mi stai forse sfidando sotto quella coltre di apparente innocenza? Chi sei davvero? Mi auguro che questa smorfia che mi è appena scappata non sia il motivo di questo tuo scambievole sorrisetto, perché ti ripeto che è una pessima idea, questa che ti sei messo in testa. Lasciami però accendere questa Camel mentre ci penso un po’ su a questa stronzata, va là. È passata un’eternità da che qualcuno di voialtri con le palle mi ha fatto sorridere… guarda un po’ tu… anzi, sai che c’è biondino… io di promesse non ne faccio. Te l’ho già detto. Ma questa volta facciamo che me ne frego. Sbuffo fumo ed il reggiseno vola via. La tua maglia vola via. Vola via un po’ tutto. Facciamo che per una volta spengo questa sigaretta, che ho di meglio da fare.
Chissà che stanotte per la prima volta in secoli finalmente non goda anche davvero sotto al peso caldo di un uomo.