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  • Sicuro (nato il 27/01/2024)

  • Ho un cavallo che è tutto matto. Si agita nel suo box anche quando l’ho montato tutto il giorno; lo fa pure quando tutti gli altri se ne stanno immobili, stanchi, per la notte. Dormono tutti, e lui invece scalpita e sbuffa e fa le pernacchie e certi versi. E’ proprio matto, insomma.
    Cavalchiamo, e se ne sta buono, mai una volta che m’abbia fatto cadere; lo striglio, gli porto da mangiare, lo accompagno a far due passi nel campo, e lui se ne sta buono. E poi lo metto nel box, e lì questo impenna. Deve essere per forza che è matto. Mio fratello mi ha detto che va venduto o ammazzato: sveglia i suoi bambini. Io c’ho pensato. Un tipo mi ha detto che mi dava 2138 euro per il cavallo. L’è venuto a vedere, gli ho detto che si chiama Sicuro, e gli è piaciuto: gli ha fatto due carezze, forse anche quattro. Poi m’ha dato l’assegno e m’ha detto che il giorno dopo se lo portava via.
    Allora l’ultima notte sono venuto fuori, un po’ anche per salutare, e non ho sentito nessuna impennata, nessun calcio al legno del box. Sono andato a vedere. E ho trovato Sicuro che raspava con lo zoccolo il fieno. Scavava in un modo che m’ha fatto pensare al mio cane Rex, che continuava a scappare; quando l’abbiamo messo nel serraglio e lui scavava sotto la grata e c’ha lasciato un’unghia.
    Così ho preso la corda, e ho preso Sicuro per fare due passi. Alla fine ne abbiamo fatti duemila. L’ho portato in tutto il giardino, vicino alla pista con gli ostacoli, vicino al capannone e poi vicino alla macchia e poi pure sulla spiaggia: c’era una bellissima luna…
    Siamo stati tanto in silenzio, a camminare che si sentiva solo la risacca e la salsedine. E poi, sulla spiaggia, Sicuro ha di colpo inchiodato. Mi ha dato uno strattone, m’è scappata la corda, ha scrollato il collo con una mezza impennata, si è contratto in una specie di rincorsa e si è messo a galoppare. Io mi son messo a correre, ma mi sono fermato subito; che gli correvo dietro a fare? L’ho guardato sfrecciare alzando una nebbia di schiuma bianca e sabbia scura. Diventava sempre più piccolo. Ma quando poi è diventato piccolo un chicco di caffè, s’è girato e ha ripreso a galoppare. Io sono rimasto a fissarlo tornare indietro, fermo come un pilone e, quando m’è arrivato a qualche metro, mi sono sentito tremare con tutta la terra sotto ai piedi, e sono saltato di lato, e Sicuro m’è approdato a fianco e si è fermato a scalpitare da solo. E’ rimasto un po’ lì a barcollare. Io, scomposto, quasi chinato, l’osservavo, e m’è uscito un sorriso; piccolo, largo, grosso, spropositato, immenso. Perché Sicuro di colpo s’è rimesso a correre, e si è andato a ficcare di nuovo in fondo all’imbuto dell’orizzonte. E poi è tornato ancora indietro, e l’ha fatto altre migliaia di volte, s’è messo pure a galoppare a zig zag di qua e di là in tutta la spiaggia. E poi è venuto da me, tranquillo, e io l’ho rimesso nel box, buono.
    Soprattutto adesso — col tempo – l’ho capito, quel matto – folle – di Sicuro.
    Voleva solo correre via; correrci in mezzo libero, ogni tanto, per un po’ – almeno per un po’ –  nella vita. C’ha sempre visto lungo, quel pazzo di Sicuro.
    Per questo poi alla fine me lo sono tenuto fino alla morte.